Day 10 - The Pensacola Naval Aviation Museum





Fortunatamente le previsioni erano esatte e fuori mi attende una stupenda giornata di sole senza una nube. La lunghissima spiaggia di fronte all’hotel si popola di sdraio ed ombrelloni - distanziati diversi metri tra di loro, nulla a che vedere con certe affollate spiagge romagnole - sorvegliati regolarmente dal pick-up con tavola da surf sul tetto dei lifeguards, stile Baywatch.
Ryan mi attende puntuale per portarmi verso la prossima destinazione: la base militare congiunta di US Navy e Marines al cui interno è ospitato il museo dell’Aviazione Navale degli Stati Uniti, il più grande al mondo nel suo genere. La base ospita anche la pattuglia acrobatica della US Navy - la più vecchia e rinomata degli USA - i famosi Blue Angels. La base ha inoltre il compito di addestrare i piloti della marina che saranno a bordo delle portaerei. Per accedere al museo è necessario entrare nella base tramite un unico gate massicciamente sorvegliato da militari, mostrare un documento d’identità e rispondere ad alcune domande. Tutto procede velocemente e ci avviamo verso il museo. La base è enorme: una vera città nella città, con supermercati, cinema, ospedale, etc. All’esterno del museo troneggia su un piedistallo un F14 Tomcat, quello del mitico film TopGun con Tom Cruise.
Saluto Ryan che passerà a riprendermi alle 17.00 e, montato in sella al mio fidato Atto, sono pronto a godermi sei ore - quando uno è appassionato è il minimo! - di immersione nella storia dell’Aviazione Navale americana. All’ingresso un gruppo di giovanissimi allievi mi controlla velocemente il passaporto e lo zainetto ed, inaspettatamente, uno di loro di lontana discendenza italiana mi augura “Buona visita, sir!”. La visita guidata inizia fra 20 min e quindi mi concedo un primo veloce “assaggio” sfrecciando veloce tra gli aerei della prima sala. La gloriosa storia dell’aviazione navale americana inizia nel novembre del 1910 quando un aereo costruito dall’imprenditore Glenn Curtiss - in quel periodo in aspra lite con i fratelli Wright per la paternità di alcuni brevetti - e pilotato da Eugene Ely, uno dei suoi collaudatori più fidati - e se vedete l’aereo, decisamente più temerari - decollò con successo dall’incrociatore Birmingham, minimamente adattato per l’occasione, ancorato a largo delle coste della Virginia. Nonostante il successo dell’impresa, l’evoluzione sarà lenta e solo alcuni anni dopo la Prima Guerra Mondiale l’aviazione navale si svilupperà fino alla creazione delle prime portaerei. Bene, la guida è arrivata! È un arzillo ex pilota della marina di nome John, che è entrato in marina nel 1959 ed è restato fino al 1967. Dopo ha lavorato come pilota di linea  per la mitica TWA fino al 1995, anno in cui è andato in pensione. Mi chiede da dove vengo e quando gli dico dall’Italia, scoppia in un “Ah, bell’Italia!”. Mi spiega che quando era nella US Navy è stato per diversi anni stazionato nel Mediterraneo come pilota su portaerei e conosce bene l’Italia, ma come conoscenza della lingua, oltre a “Bell’Italia”, si limita a Buongiorno e Buonasera.
Prima di iniziare la visita si presenta a tutto il gruppo - non molto numeroso - ed orgoglioso ci racconta della sua esperienza come aviatore della marina - ci tengono alla dicitura “aviatore” perché in marina i piloti sono quelli che manovrano i rimorchiatori. Il tutto detto con evidente senso di superiorità rispetto ai piloti della US Air Force ritenuti meno capaci: spassosissimo!
Ci avviamo verso il primo aereo della visita ed il primo aereo in assoluto dell’aviazione navale: la replica del Curtiss Model D di cui ho parlato prima. Questo aereo appeso al soffitto ha il privilegio di “spinning” ovvero di ruotare attorno al cavo che lo sorregge: tra tutti gli aerei presenti nel museo, 200 ca, solo questo ed un altro che vedremo alla fine della visita hanno questa possibilità dato il loro elevato valore storico. Proseguiamo la visita in senso cronologico con John che alterna alle dettagliate spiegazioni della storia dei velivoli esposti, divertenti aneddoti della sua carriera di aviatore della marina. Mi è già capitato altre volte di partecipare a visite guidate nei musei aeronautici americani ed in genere le guide - tutti volontari non retribuiti - sono ex piloti in pensione ben lieti di raccontare le loro passate esperienze: decisamente un valore aggiunto alla semplice visita. Passiamo alla sala dedicata alla Seconda Guerra Mondiale dove, tra l’altro si può vedere uno dei F4U Corsair appartenuto al celebre Maggiore dei Marines Gregory “Pappy” Boyington capo della squadriglia delle Blacksheep che si distinse nella campagna del Pacifico meridionale per l’elevato numero di aerei giapponesi abbattuti. Negli anni ‘80 avevano trasmesso anche in Italia una serie dedicata alle loro imprese. La visita continua nella sala dedicata alla guerra del Vietnam dove oltre a diversi aerei dell’epoca, tra cui uno identico a quello con cui fu abbattuto il capitano John McCain, futuro candidato alle presidenziali americane contro Barak Obama. Ma in questa sala si trova anche il secondo ed ultimo velivolo del museo a cui è stato dato l’onore dello “spinning”: si tratta di un semplice Cessna come migliaia d’altri, ma con una grande storia che lo rende unico. Era il 30 Aprile 1975 quando gli americani evacuarono tramite elicotteri il personale dell’ambasciata dal tetto dell’edificio: le immagini di quell’ingloriosa fuga hanno fatto storia. Quello che è poco noto è che un capitano dell’esercito sudvietnamita riuscì all’ultimo a fuggire su di un Cessna da due posti con la moglie ed i cinque bambini. Seguì gli elicotteri americani fino ad una delle portaerei che stazionavano a largo di Saigon. Sul ponte della portaerei c’era il caos totale con decine di elicotteri - uno si era appena schiantato - e centinaia di civili. Il Cessna, con la radio non funzionante, iniziò ad effettuare dei giri attorno alla portaerei e riuscì a lanciare sul ponte un messaggio di richiesta di atterraggio immediato dato che stava finendo il carburante.  A questo punto il comandante della portaerei prese una decisione veloce, ma sicuramente la più difficile della sua carriera: fece scendere sottocoperta i civili e per agevolare l’atterraggio del Cessna fece gettare nell’oceano diversi elicotteri dal valore di decine di milioni di dollari. Il capitano sudvietnamita che mai prima di quel giorno era atterrato su di una portaerei, atterrò sano e salvo. Lui e la sua famiglia emigrarono negli USA ed i suoi figli sono presenti ogni anno il 30 Aprile a Pensacola per le celebrazioni dell’evento. La visita termina con un veloce giro tra gli aerei più recenti, ma si vede che John è meno a suo agio: con amarezza ci dice che ormai l’elettronica sta sempre di più rimpiazzando l’abilità dell’aviatore e gli aerei stanno sempre più diventando alla portata dei “piloti”.

Commenti

  1. Deve essere stato davvero entusiasmante, perchè gli aneddogi sono un enorme valore e fascino aggiunto.
    Ricordo ancora qualche racconto di Lausetti...

    Grazie Riccardo per averci accompagnato in questa visita!

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  2. Sono in trepidante attesa dei prossimi racconti!

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  3. Ormai non ci sono più i piloti... ops gli aviatori di una volta! 🛫🛬

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