Day 6 - A perfect way to celebrate the 50th anniversary of the moon landing







Oggi metterò di nuovo alla prova il mio scooter Atto con la visita dell’immenso Steven F. Udvar-Hazy Center, sede distaccata dello Smithsonian National Air and Space Museum. L’intero complesso è costituito da due enormi hangar che occupano una superficie complessiva di 71.000 m2, pari a quella di dieci campi di calcio. Attualmente ospita più di 170 velivoli, in parte appesi alla volta dell’hangar, e 152 “oggetti” relativi alla conquista dello spazio, dal satellite tascabile di qualche chilo allo Space Shuttle Discovery. Il museo è attualmente in fase di espansione e prossimamente potrà accogliere più di 200 velivoli! Insomma, un vero paradiso per gli appassionati di aerospazio!
Non essendo presente il comodo servizio WAT come a New York, prenoto un passaggio su Uber dall’hotel al vicino museo. L’autista, Henry, carica, con un po’ di fatica il mio Atto nel bagagliaio e ci avviamo verso il museo. Per rompere il ghiaccio inizio a parlare dell’ennesimo scandalo provocato da Trump che ha invitato quattro deputate nere ad andarsene dagli USA: Henry è un afro-americano e dò per scontato che concorderà con me. Lui inizialmente mi lascia parlare, ed io aumento la carica definendo il presidente un razzista ignorante ed arrogante, una vera disgrazia per gli USA ed il mondo intero. A questo punto lui serio mi chiede “Ma cosa intendi tu per razzista?”. Sul momento mi verrebbe da rispondergli “Se non lo sai tu..”, ma capisco dalla sua domanda che ho beccato uno dei rari afro-americani che sostiene the Donald e quindi ogni cosa che dirò non riuscirà ad intaccare la sua convinzione. Tuttavia, visto che per il momento non mi ha ancora scaricato in mezzo all’highway, proseguo, più pacatamente - il museo non è vicino e siamo su una highway a sei corsie - la mia opera di persuasione. Niente da fare: persino l’incredibile ignoranza di Donald emersa durante lo speech del 4 Luglio in cui, di fronte a milioni di telespettatori, afferma che le valorose truppe del generale Washington sconfissero nel 1775 gli inglesi occupando gli aeroporti (!!), non scalfisce la sua convinzione. Il lavaggio del cervello di Fox News and Friends è decisamente efficace. Henry sostiene che è stufo dei soliti politici e Trump come imprenditore può veramente migliorare gli USA: stesse argomentazioni che noi italiani abbiamo sentito venticinque anni fa con l’imprenditore di Arcore.
Vorrei rispondergli che Trump è stato un completo disastro durante la sua carriera - è fallito ben sei volte! - ma ormai siamo arrivati a destinazione ed io ho ancora bisogno di Henry per aprire Atto.
Fortunatamente Henry mette da parte la politica e mi aiuta, con qualche sbuffo, ad aprire Atto. Saluto l’unico nero di Washington che vota per Trump e mi avvio quindi verso l’affollato ingresso.
La prima piacevole sorpresa è che l’ingresso è gratuito per tutti e l’enorme museo vive grazie alle donazioni. Perfetto! Mi dirigo quindi verso la terrazza interna che si affaccia sull’hangar principale per avere un fantastico colpo d’occhio sulla vastità della collezione! Veramente mozzafiato!
Una simpatica volontaria si avvicina per chiedermi se ho bisogno di informazioni e mi spiega i percorsi migliori. In particolare mi sconsiglia di procedere lungo le ripide rampe che portano al piano inferiore perché ci sono già stati vari incidenti, con sedie a rotelle sfracellate pericolosamente vicino ai preziosi aerei. La ringrazio ed appena si allontana, mi fiondo sulla scoscesa rampa.
Arrivato sano e salvo al piano inferiore, inizio a girovagare estasiato attorno agli aerei come un bambino in un negozio di dolci. Le attrazioni principali sono il B29 Enola Gay che sganciò la prima bomba atomica su Hiroshima, in perfette condizioni, e l’imponente Space Shuttle Discovery. Dopo 6 ore di continua visita, senza nessuna sosta, è giunta l’ora di chiusura, starei altre 6 ore! Esco e mi avvio verso il gate di uscita sotto il sole rovente, una scena surreale quella che si presenta: io che a bordo del mio Atto sorpasso alla fantastica velocità di 6,5 km/h la coda di giganteschi SUV fermi per il pagamento del biglietto. Una volta uscito prenoto Uber: se non arriva tra 10 min svengo! Non c’è nessun posto ombreggiato nelle vicinanze ed oggi con temperature prossime a 40C è una delle giornate più bollenti dell’anno!  Devo chiedere a Movinglife di installare come optional un piccolo ventilatore!
Fortunatamente l’autista di Uber è distante quattro minuti. Lo vedo avvicinarsi sulla mappa sempre più, finché si ferma misteriosamente nelle vicinanze.  A questo punto inizia un’estenuante conversazione telefonica per spiegargli esattamente dove sono.  Finalmente ci troviamo: era fermo all’uscita del museo ed a saperlo mi sarei evitato la penosa cottura a fuoco lento verso l’uscita. Il lato positivo consiste nel fatto che l’autista è estremamente gentile e volenteroso e ripiega il mio Atto, posizionandolo nel bagagliaio dopo aver versato un’ abbondante quantità di sudore. Mi racconta che è emigrato dall’Iran poco prima dell’avvento al potere di Khomeini e si è sempre trovato bene in America, ma se Trump vincerà le prossime elezioni si trasferirà in Canada. Sfonda una porta aperta e per i successivi 40 min riempiamo Trump di improperi. Ci lasciamo da vecchi amici presso la mia nuova tappa: lo storico hotel Willard in Pennsylvania Avenue a qualche centinaio di metri dalla White House.


Commenti

  1. Sempre interessanti questi autisti dei taxi 😁, prevedo che il prossimo sarà un nord-coreano simpatizzante di Kim 😉. Avendo fatto l'iscrizione al tuo blog, ricevo comodamente anche via email gli aggiornamenti corredati di foto, ma inizialmente, non so perché, li metteva nella casella spam. Boh! Ho classificato email come non-spam e ora arrivano nella cartella corretta.

    RispondiElimina
  2. Sì, in effetti i taxisti sono - quasi- sempre fonte di interessanti aneddoti. Grazie per il suggerimento sull‘iscrizione! 👏

    RispondiElimina
  3. Fede: ciao 🖐️. Divertenti gli aneddoti con i taxisti... Ps. Alberto Angela era al tuo stesso museo, nel suo documentario sul 50 dello sbarco lunare!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caspita, sarebbe stata la ciliegina sulla torta incontrare Alberto Angela! In effetti l‘avevo incontrato anni fa all‘aeroporto di Torino, era davanti a me ai controlli. Io emozionatissimo volevo esprimergli la mia ammirazione e la prima cosa che gli ho detto è stata :“Ma lei è PIERO Angela?“... lui mi ha lanciato un‘occhiataccia e gelido mi risponde:“No, Alberto“. Avrei voluto vaporizzarmi all‘istante!

      Elimina
  4. Fede: che cosa è quell piccolo aereo giallo e rosso in una delle tue foto? Perché è famoso?. Ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È lo Stits SA-2A Sky Baby, costruito in un garage da un ex pilota militare ad inizio degli anni ‘50. È lungo 3 metri, ha un’apertura alare di 2,18 metri e pesa a vuoto 205 kg. Per diversi anni è stato l’aereo più piccolo al mondo.

      Elimina
  5. Ed il giorno 5 che fine ha fatto?!? 😀

    Te l'avevo detto di stare attento con i commenti sulla politica americana 😀
    E anche non dare retta a chi ti consiglia di evitare le rampe troppo ripide...
    Sei proprio un ribelle!

    A parte gli scherzi, deve essere stata una gran bella giornata, lì a contemplare ali, timoni, csrrelli e fusoliere...
    Invidiassss
    Buon proseguimento!
    Roberto

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il quinto giorno l’ho saltato perché... se no passo tutto il viaggio a scrivere sul blog! 😛

      Elimina

Posta un commento

Post più popolari