Day 12 - A pleasant surprise: Little Rock, Arkansas!










Ieri sono arrivato a Little Rock, capitale dell’Arkansas, famosa per esser stata il trampolino di lancio di Bill Clinton - che qui è stato eletto per tre volte governatore - verso la presidenza. Il primo impatto all’uscita dell’aeroporto Hillary and Bill Clinton - non è l’unico omaggio della città ai suoi due illustri concittadini come si vedrà in seguito - non è dei migliori: il taxi è a dir poco sudicio ed il taxista con spiccato accento sudista si regge a malapena in piedi. Nonostante la sua debolezza carica i bagagli - non leggeri - in macchina. È di poche parole e quelle poche che pronuncia le capisco a fatica: non sono abituato alla parlata del Sud, però l’intonazione è piacevole. Mi viene in mente il film “In the Heat of the Night” (Una notte calda per l’ispettore Tibbs) con Rod Steiger nella parte dello sceriffo razzista - che poi si riscatterà - e Sidney Poitier nei panni dell’ispettore nero di Philadelphia. Arrivati all’hotel chiedo ad uno dei clienti se può dare una mano al taxista perché temo crolli sotto il peso delle valigie. Il taxista mi accompagna nella lobby, fa incetta di caramelle e per la prima volta mi sorride ringraziandomi per l’aiuto “indiretto”.
Per  cena decido di provare ad ordinare con Ubereats presso McDonald’s: il servizio è veloce e comodo, ti portano il cibo direttamente in camera e si può ordinare presso decine di ristoranti in zona.
Il mattino seguente prenoto una macchina su Uber, non c’è il comodo servizio Wheelchair Accessible di New York e quindi spero che l’autista non faccia storie a caricare Atto in modalità trolley ed a aprirlo successivamente. Arriva Bradley con una Toyota Prius, un giovane studente universitario che non si fa problemi e carica Atto sul sedile posteriore. Sul cruscotto ha il libro Neuromante dello scrittore di fantascienza William Gibson ed essendo anch’io un appassionato del genere entriamo subito in sintonia. Mi faccio portare al Central High School National Historic Site, uno dei luoghi simbolo del percorso di desegregazione degli anni ‘50. Il piccolo ma accogliente museo si trova a poche decine di metri dalla Central High School, costruita in stile gothic revival nel 1927 all’esorbitante costo di 1,5 milioni di dollari dell’epoca e ritenuta da allora la più bella e grande scuola superiore degli USA. Quando nel 1954 la Corte Suprema decretò la fine della segregazione razziale in tutte le scuole americane, dando nascita al 14mo emendamento, fu data, in teoria, la possibilità a tutti gli studenti neri di iscriversi anche alle più prestigiose scuole fino a quel tempo riservate ai soli studenti bianchi. Per i successivi tre anni non cambiò nulla in concreto, finché nel 1957 un gruppo di nove studenti e studentesse neri, in virtù dei loro ottimi voti, decise di iscriversi alla Central High School. Ha fatto storia la foto di Elisabeth Eckford, una dei Little Rock Nine’, circondata da una folla di bianchi che la insultano e le sputano addosso mentre cerca di entrare nella scuola. Questo episodio locale sfociò in una crisi a livello nazionale quando il governatore dell’Arkansas Faubus mobilitò la Guardia Nazionale, ufficialmente per proteggere i nove studenti, in pratica per impedire loro l’ingresso. A quel punto il Presidente dell’epoca, l’ex generale Eisenhower, pianificatore dello sbarco in Normandia, inviò a Little Rock la 101ma Divisione Aerotrasportata per garantire l’ingresso ai nove studenti. Fu una decisione coraggiosa perché avrebbe potuto essere la scintilla di innesco per una seconda guerra civile. Nonostante una prima vittoria, i nove continuarono ad essere pesantemente vessati sia dagli studenti che da quasi tutti gli insegnanti. Tuttavia le continue angherie portarono all’abbandono di una sola studentessa tra i nove. A quel punto, dopo un anno, il governatore fece chiudere per un successivo anno per tutti gli studenti, bianchi e neri, la scuola, pur di non metter in pratica la desegregazione! La storia poi gli ha dato torto.
La particolarità del sito storico è dovuta al fatto che oltre al museo, fanno parte del sito un distributore di benzina rimasto tale quale, che fungeva da base operativa di tutti i giornalisti avendo l’unico telefono pubblico in zona, e la scuola stessa, tutt’oggi attiva, caso unico tra i siti storici americani. Mi aggrego quindi al folto gruppo per partecipare alla visita guidata all’intero della scuola.
Arrivati all’ingresso della scuola la zelante, e un po’ petulante, ranger, enuncia le ferree regole per l’ingresso:
1) Assoluto silenzio!
2) Divieto assoluto di foto!!
3) Assolutamente vietato indossare occhiali da sole!!!
Manco dovessimo entrare al Pentagono!!!!
Vedo che ci sono degli scalini e quindi le chiedo dove io ed il mio Atto possiamo passare.
La ferrea Ranger mi risponde, dispiaciuta più di facciata che veramente, che essendoci un gruppo molto ampio non è in grado di assistermi e mi suggerisce di venire il giorno successivo... peccato che io sarò a 500 miglia di distanza. Ok, rassegnato decido comunque di fare un giro nei vialetti alberati esterni. Dopo qualche minuto mi imbatto in un gruppo di persone che mi chiedono se faccio parte del gruppo e se mi sono perso. Spiego che io purtroppo non posso entrare, loro si scambiano uno sguardo perplesso ed uno di loro mi dice “Come on, follow me!” È un nero decisamente robusto e lavora come bidello nella scuola, mi ricorda il carcerato John Coffey nel film “Il miglio verde”. Entriamo da
una porticina nel magazzino attrezzi e poi con un ascensore di servizio arriviamo al primo piano dove si trova la sfilza di armadietti bianchi visti in tanti film americani. Di lì proseguiamo verso il corridoio principale dove il bidello mi dice che ritornerà fra una decina di minuti e di girare senza problemi ma di non allontanarmi troppo. Io, temendo di sapere già la risposta, gli chiedo “Can I take pictures?”. Mi aspetto come risposta “T’ho già fatto entrare, adesso non esagerare!” E invece lui mi fa “Certo, che problema c’e?”. Mi avvio quindi lungo il corridoio e mi metto a fotografare peggio di un giapponese sul Canal Grande le innumerevoli vetrine con trofei sportivi di ogni genere vinti dai Tigers, così si chiama la squadra sportiva della scuola, in quasi un secolo.
Ad un certo punto compare la Ranger con il gruppone severamente inquadrato e mi guarda sbalordita “ Ma tu come hai fatto ad arrivare qui!?”. Ed io con atteggiamento guascone, che non mi è tipico, ma questa volta ci vuole!, le rispondo “We Italians find always a solution!” e con non chalance procedo oltre. Uno a zero, palla al centro e porta a casa! Mentre mi avvio di nuovo verso l’ascensore di servizio, mi viene incontro una signora, anziana e piccolina, ma arzilla e mi chiede seria “Tu chi sei?”. Io brevemente le spiego l’antefatto e lei, sorridendo, mi fissa negli occhi e mi chiede “Ma a parte quella [censura] della ranger, gli altri ti hanno trattato bene?”. “Assolutamente sì” rispondo. “Sarà meglio se no I’ll kick ‘em in the ass!”. E se ne va. Dopo qualche minuto arriva il bidello e gli chiedo chi fosse quella vecchietta un po’ sboccata e lui tra lo stupito ed il divertito, mi dice “She’s the Principal, Mrs. Rousseau”. In pratica non solo ero entrato per vie secondarie, ma avevo pure incontrato la Preside della scuola!
Quando esco dalla scuola sono caricatissimo e nonostante il sole a picco decido di avviarmi verso la prossima tappa, il Capitol Hill sede del governo dell’Arkansas, direttamente col mio Atto: GoogleMap mi da poco più di un miglio, su strade secondarie. Let’s go! È la prima volta che provo Atto “su strada” e se la cava bene, devo solo far attenzione alle pendenze laterali della strada perché essendo Atto molto leggero il sistema complessivo Riccardo (pesante)+Atto ha il baricentro alto e quindi lo sbilanciamento laterale in caso di pendenza è elevato. Comunque arrivo al Campidoglio circondato da un curatissimo prato con diversi monumenti confederati (nel Sud degli USA ce ne sono ancora molti)ed i commoventi monumenti ai soldati caduti in Korea ed in Vietnam. C'è anche una rotonda con tutti i militari decorati con la medaglia del Congresso. Tra questi il famoso Generale Douglas McArthur, altro cittadino illustre di Little Rock. È ora di chiamare Uber per spostarmi verso la prossima tappa: il Rivermarket lungo il fiume Arkansas. Ho inoltre urgente bisogno di una bella folata di aria condizionata perché sto rosolando sotto il sole bollente! Anche questo guidatore è molto gentile e mi aiuta a chiudere Atto e riaprirlo a destinazione. Il Rivermarket vero e proprio è un mercato coperto dove al mattino gli agricoltori della zona vendono i loro prodotti. Col tempo ha dato il nome a tutta l’area lungo il fiume che termina con l’imponente Biblioteca Presidenziale Clinton. Lungo l’area diversi cartelli spiegano l’evoluzione della città dalle prime tribù indiane ad oggi. Un’area estremamente piacevole lungo la quale passeggiare.







Commenti

  1. Il tuo viaggio è come una visita di istruzione
    Interessante e a volte con risvolti anche esilaranti ahahah
    La ranger probabilmente aveva qualche antenato là fuori nel 57 per impedire l'ingresso a quegli studenti di entrare... e ha provato a fare lo stesso con te! Avrei voluto vedere la sua faccia quando ti ha incontrato nuovamente 😁😁😁

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  2. Wow! Che avventura, degna di un film! 👍🏻

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